Paolo Bini per Francesco De Gregori

Paolo Bini per Francesco De Gregori

Francesco De Gregori dal 28 febbraio al 27 marzo 2019 canta al Teatro Garbatella di Roma di fronte a un ristretto pubblico di soli 230 spettatori a sera. Si tratta di una scelta voluta e ricercata da De Gregori che privilegia l’intimità e l’ascolto e che nel titolo Off The Record (letteralmente in via confidenziale ma anche fuori registrazione) concentra quel tono di “riservatezza” che caratterizza le venti date in programma. I concerti non saranno registrati, pertanto non ci sarà traccia di tutto questo, trasformando l’evento in una serie di momenti unici e irripetibili. Qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell’acqua, dice John Keats. Ecco, questi concerti sono scritti sull’acqua, afferma Francesco De Gregori che con la sua band formata da: Guido Guglielminetti al basso e contrabbasso, Paolo Giovenchi alle chitarre, Alessandro Valle alla pedal steel guitar, mandolino e chitarre e Carlo Gaudiello al piano e tastiere, sera per sera suonano una scaletta sempre diversa che, oltre alle canzoni mainstream più note (La leva calcistica della classe ’68, Titanic, Alice, La Donna Cannone), propone un repertorio di brani eseguiti raramente come Festival, I Matti, Quattro Cani ma anche San Lorenzo o A Pa dedicata a Pier Paolo Pasolini.

Per l’occasione Paolo Bini ne realizza la scenografia, opera ambiente e site-specific dal titolo Cromatismo in ritmo variabile, un progetto accolto da De Gregori grazie alla profonda sensibilità artistica del suo manager Vincenzo “Chips” Lombi coadiuvato da Maria Letizia Paiato Storico e critico dell’Arte. Cromatismo in ritmo variabile nasce dall’idea di amplificare quell’atmosfera di confidenzialità ricercata dall’artista, sicché va immaginata, non come un’opera tradizionale ma viva e performante, capace di abbracciare il pubblico rendendolo partecipe di un’esperienza irripetibile dove i colori e i giochi di luce (studiati da Andrea Coppini light designer di De Gregori) amplificano la libera espressività delle emozioni accordandosi alla musica.

L’opera, in acrilico su tela di cotone, mostra una serie di segmenti verticali astratti, monocromatici e dall’intenso valore introspettivo, segni peculiari che caratterizzano costantemente questa ricerca, mostrando quello stesso ritmo fuori ritmo dall’intenso valore interpretativo come lo sono la musica e le parole del Principe della canzone Italiana.

Sono tratti di spazio che accolgono le luci e le ombre e dove i colori, a carattere cangiante, cambiano secondo il punto di vista reagendo alle luci teatrali sempre in modo inatteso e diverso. In tale prospettiva Cromatismo in ritmo variabile trova la propria collocazione naturale per via della sua variabilità o casualità cromatica che consente allo spettatore una libertà visiva e percettiva, capace di sciogliere tanto i sentimenti quanto un’immaginazione senza confini. 


MIART 2019

MIART 2019

MILANO
5 — 7 APRILE
2019
PAD 3 STAND A46 —

La Galleria Nicola Pedana, per la 24° edizione di Miart ha il piacere di presentare un solo show dedicato all’artista Vittorio Messina, Zafferana Etnea (1946) .
Per la manifestazione che si svolgerà a Milano dal 5 al 7 aprile 2019, lo spazio di Nicola Pedana, situato al padiglione 3 stand A46, è stato pensato dall’artista come un progetto site specific, unico ed irripetibile.
Le quattro opere esposte ripercorrono alcuni aspetti importanti della ricerca artistica di Messina. In particolare una grande installazione, “una cella in andata, una cella in ritorno” datata 1999-2000, si propone quasi come un archetipo, una tipologia plastica in cui l’artista ha raccontato la propria visione dello spazio urbano come “Habitat”, nella prospettiva della più stringente contemporaneità. I siti e le “Celle” in particolare, si manifestano come emblema del luogo dove il tempo si identifica nei reperti del vissuto; in esse si esprime la simultaneità tra l’atto di erigere e quello di insinuarvi il fattore della discontinuità e della “rovina”.
Le altre tre opere scandiscono lo sviluppo delle pareti quasi a segnalare, insieme all’installazione centrale, l’intenzione dell’artista di attribuire a tutte e tre le dimensioni dello spazio la possibilità di manifestarsi in modo dialettico. Tutte e tre infatti, mentre sembrano riproporre l’identità estrema e rarefatta della “stanza”, per altri versi ci appaiono come degli estratti, come dettagli “naturali” della costruzione della cella, come se si volesse creare una continuità e una tensione tra le parti -identificate come “particolari”, e le opere stesse. Perfino i titoli ,“Passaggi” ,“Chamber Piece 2” e “Paesaggio con luce lontana”, rivelano questa doppia, paradossale energia: se da un lato esse sono inequivocabilmente inedite e di recente invenzione, per un altro verso, attraverso i rimandi dell’”indeterminazione”, tendono a suggerire una sorta di continuità “liquida”, che si stende all’infinito in quanto ricerca di una “impertinente” nominazione. Per esempio, in un’opera famosa esposta agli Incontri Internazionali d’Arte di Palazzo Taverna, a Roma, nel1987, apparve il titolo “Paesaggio con Luce Lontana”, come pure nel 2017,in una personale tenutasi negli spazi della galleria di Nicola Pedana, una cella per l’appunto, era intitolata “Chamber Piece”.
Al Linguaggio, alla sua nozione e al pensiero che ne deriva, Vittorio Messina ha dedicato una grande parte della sua riflessione. Esso soltanto ci permette di mettere in atto una diacronia utile alla percezione dello spaziotempo, qualcosa che davanti al cumulo di rovine della storia ci permette di interrogare il presente e soprattutto il tempo a venire


PIETRO PAOLINI. ALONG THE ROUTE

PIETRO PAOLINI. ALONG THE ROUTE

INAUGURAZIONE
16 MARZO 2019 ore 18:00
DAL 17 MARZO
AL 30 APRILE 2019 —

La Galleria Nicola Pedana è lieta di presentare Along The Route, la prima personale di Pietro Paolini negli spazi della galleria.
Dal 2004 al 2014 Pietro Paolini (Firenze, 1981) ha viaggiato attraverso il Sudamerica per osservare e immortalare il cambiamento sociale e politico in corso in Bolivia, Ecuador e Venezuela durante le presidenze di Evo Morales, Rafael Correa e Hugo Chavez. Ha camminato molto, attraversato stati, incontrato popoli ed etnie, tracciando il suo percorso documentaristico munito dell’unico mezzo in grado di costruire memoria, di consentirgli, attraverso il suo obiettivo, di accogliere, raccogliere e custodire quel che il giorno, la popolazione e gli eventi avrebbero offerto al suo sguardo e alla sua testimonianza.
Along the route, lungo la rotta, ha trovato molto più di ciò che stava cercando. Ha condiviso il viaggio con un intero continente: con i muratori di Caracas durante la costruzione di appartamenti destinati alla popolazione più povera in virtù del nuovo programma governativo “Mission Vivenda”; con il movimento di opposizione studentesca venezuelano nel corso degli scontri con la guardia nazionale; con i raccoglitori di conchiglie della baia di San Lorenzo sulla costa ecuadoregna; con i bullfighters e le cheerleaders di Quito; con i minatori di Cerro Rico in Bolivia, organizzatisi in cooperative dopo secoli di sfruttamento.
Nel documentare il paesaggio e la vita quotidiana nei paesi del nuovo socialismo latinoamericano, Pietro Paolini ha colto la fervente e rivoluzionaria complessità di questi territori, risaltando le contraddizioni di realtà socio-politiche in evoluzione, di popoli pronti ad iniziare cambiamenti radicali, lottando per il progresso e per la costruzione della loro identità contemporanee.
Grazie allo strumento fotografico, l’artista ha colto e descritto le realtà esistenziali di queste nazioni, intercettato la vita nel suo farsi, narrandone la concretezza e le incertezze future, costruendo un vero e proprio romanzo visivo: un racconto che rappresenta la vita intera, in tutte le sue implicazioni storiche, sociali, economiche, antropologiche e politiche; consegnandoci immagini pure, senza filtri, lontane dagli stereotipi occidentali: tracce di memoria del mutamento in atto, chiavi di lettura della società latinoamericana. “Queste immagini sono un viaggio attraverso il paese, in questo momento di cambiamento della coscienza popolare, senza sapere quale sarà il suo futuro, ma con la profonda convinzione che non si potrà più tornare indietro”.
Pietro Paolini è nato a Firenze nel 1981. Ha frequentato il corso triennale presso la Fondazione Studio Marangoni a Firenze nel 2005. Dal 2004 ha iniziato il suo interesse per la realtà del Sud America, con particolare attenzione i paesi del nuovo socialismo latino americano, Venezuela, Bolivia ed Ecuador. Nel 2006 fonda insieme ad altri quattro fotografi il collettivo TerraProject, che si occupa di tematiche sociali e geografiche italiane realizzando progetti collettivi di fotografia documentaria. Le sue fotografie sono state esposte in Italia e all’estero.
Collabora come free lance con molte riviste italiane e internazionali. Nel 2012 il suo lavoro “Bolivianas” viene premiato al World Press Photo 2012 con il secondo premio storie nella categoria Daily life. MOSTRE PRINCIPALI Balance on the zero- Cuizhenkuan Art Museum. Xi’An, China. June 2017. The two halves – Benaki Museum; Athen, Greece. June 2016. Caso Colectivo 11.227- MACRO museum; Rome, Italy, October 2105. The two halves– MACRO museum; Rome, Italy, September 2014. Balance on the zero- Savignano photo festival, Italy, September 2013. Bolivianas – Espace Transit; Montpelier, France, June 2012 NoNoise – Rencontre de Arles 2013; Arles, Franca, July 2012. NoNoise – Ego Gallery; Lugano, Switzerland, January 2012.
Bolivianas – Fondazione Marangoni Gallery; Firenze, Italy, June 2011. Bolivianas – Centro Forma; Milano, Italy, February 2010. Bolivianas – Centre d’Art Villa Tamaris – Marseille , France, September 2012. Bolivianas – VISA photo festival 2010; Perpignan, France, September 2010. E.CO 2010 – Centro cultural de Espana en San Paulo; Brazil, November 2010. Friendly fire – E.CO Exposicion, Antigua tabaqueria de Madrid; Spain, May 2010 Atopia #01 –Mandeep Gallery. Index Urbis Architecture Festival; Roma, Italy, 2010. PREMI & RICONOSCIMENTI LANDSKRONA foto dummy award 2018 Celeste Prise – Streamers 2016 Graziadei Award – MACRO ROMA 2014 M.Pesaresi award for contemporary photograpy 2013. World Press Photo 2012 – Daily life 2nd prize stories. Fujifilm Professional Choose Film Distinctions Awards 2011 Canon Italia Young photographers award 2009.
PUBBLICAZIONI “Il racconto onesto”, Contrasto 2015. “Laboratorio Italia” SiFest 2014. Pazzini Editore “Fotografia Festival Roma” 2015 Catalogue “Fotografia Festival Roma” 2014 Catalogue “4” TerraProject and Wu Ming. 2013 Self publishing “Novartis Campus for Artists”. Caltalogue 2013 “World Press Photo 2012” Catalogue “X years reflexion Mastercalss” – Actes Sud 2012 “Gente del Santerno, volti e storie di una vallata”, Contrasto 2011. “Vietato!”, curated by Giovanna Calvenzi and Renata Ferri, catalogue. 2011. “E.CO 2010” , catalogue. 2010. “Young blood 2010”, catalog of the best italian talented artist of the year. “Reign of fire”, catalogue. 2009.


ARTE FIERA BOLOGNA 2019

ARTE FIERA BOLOGNA 2019

43° Edizione di Arte Fiera Bologna
1 — 4 FEBBRAIO
2019
Padiglione 25 Stand B/57

La Galleria Nicola Pedana, per la 43° Edizione di Arte Fiera Bologna, propone una triangolazione d'emozione con un progetto a tre Artisti: Paolo Bini, Matteo Montani ed Ivano Troisi.


VINCENZO RUSCIANO. SKYLINE

VINCENZO RUSCIANO. SKYLINE

INAUGURAZIONE
6 DICEMBRE 2018 ore 18:30
DAL 6 DICEMBRE 2018
AL 30 GENNAIO 2019 —

La Galleria Nicola Pedana è lieta di presentare Skyline, la prima personale di Vincenzo Rusciano negli spazi della galleria.
In questa occasione Vincenzo Rusciano (Napoli, 1973) presenta un nucleo di sculture inedite, dal titolo “Grafite”, che prendono le mosse dalla propria ricerca artistica degli ultimi anni, quella produzione dove la figurazione classica si mescola con gli utensili tratti dalla archeologia che rimandano a ciò che, fino a ieri, era il suo operare quotidiano. Elementi figurativi che però Rusciano non ha mai presentato per “intero” ma amputati, trasformando quella stessa limitazione, quella frammentazione, quella provvisorietà, in una sintesi di cifre distintive profondamente diverse, in un ponte che collega due orizzonti distanti, quello storico/ classicheggiante a quello urbano/contemporaneo. In questo nuovo nucleo di opere, altresì, per Vincenzo Rusciano è il segno grafico che gioca un ruolo importante, poiché il disegno è il ‘modello’ di sintesi- semplificazione del nostro pensiero, la vera consapevolezza, come chi riassume un pensiero in poche parole, così lui interpreta e sintetizza, nella più completa padronanza della materia scultorea, per ridurre l’intero vissuto artistico e professionale degli ultimi anni al solo scheletro, all’essenza, in una rielaborazione di esperienza di vita.

In occasione della mostra, verrà realizzato un catalogo, con un testo del collezionista Massimo Lauro

Vincenzo Rusciano, nato a Napoli nel 1973. Docente presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni private italiane ed estere, tra cui: Collezione Madre – Museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli; MAC – Museo d’Arte Contemporanea Lissone, MB; Collezione Museo della scultura contemporanea, Gubbio; Collezione Ernesto Esposito, Napoli; Collezione Galerie Ernst Hilger, Vienna; Collezione Claudia Gianferrari, Milano-Roma; Collezione Angela e Massimo Lauro, Napoli-Città della Pieve. Tra le ultime mostre personali: “Nero Moto Perpetuo”, Museo Civico di Santa Maria dei Servi, Città della Pieve (PG), 2017, promossa da Il Giardino dei Lauri. Collezione Angela e Massimo Lauro; “Not so Bad in Capri”, Villa San Michele Foundation, Anacapri, 2016, curata da Maurizio Siniscalco; “Not so Bad” Galleria Annarumma, Napoli, 2016; “Echi dal bianco” Museo d’arte Contemporanea di Lissone, 2015, a cura di Alberto Zanchetta; “Sponda” Chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli, Napoli, 2014, a cura di Angela Tecce e Alberto Zanchetta; “Broken”, Galleria Annarumma, Napoli, 2011; “Deadline”, Annarumma404, Milano, 2008; “I’m not Spiteful”, NT Art Gallery, Bologna, 2007, a cura di Alberto Zanchetta; “Neverland”, Changing Role Gallery, Napoli, 2006. Tra le ultime mostre collettive: “Incontri”, Chiesa dell’Annunziata, Teano (Ce), 2018, patrocinata dal Comune di Teano in collaborazione con Galleria Nicola Pedana e Carlo Cinque; “Ixion. La collezione, la sua evoluzione e la ricerca culturale al servizio della città”, MAC Museo d’arte contemporanea, Lissone, 2018; “Per_formare una collezione”, Madre_Museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli, a cura di Andrea Viliani e Silvia Salvati; “Made in Naples”, Banca Widiba, Napoli, 2017, a cura di Fabio Agovino e Francesca Blandino; “Senza Frontiere”, Parco d’Arte Quarelli, Roccaverano AT, 2017, curata da Alessandro Demma; “The Go-Between. Una selezione di artisti internazionali dalla Collezione di Ernesto Esposito” Museo di Capodimonte, Napoli, 2014, a cura di Eugenio Viola; “Passaggi. Dalla collezione privata di Ernesto Esposito”, Museo di Arte Contemporanea del Belvedere di San Leucio, Caserta, 2011, a cura di Massimo Sgroi; “A.D.D. Attention Deficit Disorder”, Palazzo Lucarini, Trevi (PG), 2010, a cura di Benjamin Godsill; “Il Giardino dei Lauri, Collezione Angela e Massimo Lauro”, Città della Pieve (PG), 2009; “Sistema Binario”, Stazione Metropolitana di Mergellina, Napoli, 2008, a cura di Adriana Rispoli e Eugenio Viola; “La Casa degli Artisti. Dalla Collezione Murri di Arte Contemporanea”, Palazzo D’Accursio, Bologna, 2008, a cura di Valerio Dehò; “Ironia domestica”, Museion di Bolzano, 2007, a cura di Letizia Ragaglia; “Open Space”, Centro Culturale Candiani, Venezia, 2006, a cura di Lara Facco e Alberto Zanchetta.


ART VERONA 2018

ART VERONA 2018

VERONA
14ª EDIZIONE
12 — 15 OTTOBRE
2018
PADIGLIONE 12 STAND I8 —

SAREMO PRESENTI AL PADIGLIONE 12 STAND I8
CON UNA SELEZIONE DI OPERE DI
PAOLO BINI
MARCO GASTINI
VITTORIO MESSINA
MATTEO MONTANI
PIETRO PAOLINI
VINCENZO RUSCIANO
MARCO TIRELLI
IVANO TROISI
GIULIO ZANET


PAOLO BINI. MEDITERRANEO ROSSO E ORO

PAOLO BINI. MEDITERRANEO ROSSO E ORO

INAUGURAZIONE
5 OTTOBRE 2018 ore 18:30
DAL 5 OTTOBRE
AL 12 NOVEMBRE 2018 —
A site-specific project fot Palermo

Naufragi rosso e oro nell’opera di Paolo Bini
a cura di Valentino Catricalà

Una stanza buia, una penombra, un ambiente suggestivo all’interno del quale ci immergiamo. Qualcosa è illuminato all’interno, sulla destra un dipinto inclinato dal basso verso l’alto, come a indicare una direzione: l’inizio di un viaggio. È il viaggio che Paolo Bini fa intraprendere al visitatore una volta che il suo corpo viene inglobato all’interno della bellissima Cappella dell’Incoronazione del Riso, Museo regionale d’arte contemporanea della Sicilia.

Un viaggio che si sviluppa spazialmente – il percorso fisico della mostra – ma anche temporalmente – su una stratificazione temporale che dall’oggi ci collega direttamente alla storia, alle radici, di un luogo simbolico come il mediterraneo.

Concentrandoci un po’ ci rendiamo conto che l’opera sulla destra ha una natura ondulata “Mediterraneo con riflessi oro”, la superficie è rappresentata da leggere onde di sfumature di bianco e oro, frutto di una tecnica in via di sperimentazione dall’artista. E’ proprio su queste onde che il nostro occhio inizia la sua navigazione in un ambiente che l’artista ha meditato dopo un lungo studio della città e della sua terra.

Quella di Bini è un’installazione che va osservata come una entità unica, un ambiente: un’opera creata appositamente per quel particolare luogo che è la Cappella dell’Incoronazione. Un luogo molto suggestivo ed estremamente caratteristico – nel senso di “pieno di carattere” – e intenso, opposto alla superficie piana, primaria, del white cube. Se lo spazio del white cube è uno spazio primario, un “grado zero” disposto ad accogliere qualsiasi possibilità, nel quale tutti i segni e tutte le opere sono possibili, quello della Cappella è invece uno spazio pieno, nel quale tanti, molti, segni sono stati presenti, nella sua storia, nei passaggi temporali umani e corporei che lo hanno determinato.

Non è facile confrontarsi con uno spazio del genere, non si possono semplicemente posizionare delle opere, lo spazio va vissuto, sentito, odorato, in un confronto e scontro di rispetto e aggressività.

E così il moto ondulato dell’opera iniziale è ripreso con il colore rosso nella seconda grande opera posta nei pressi dell’abside. L’occhio naviga tra le onde di un mare simbolico composto di sfumature di colore tra il rosso e l’oro. Sfumature di rosso, di oro, di giallo, che si fanno di volta in volta più o meno rosee. Sfumature, come sfumato è il nostro tentativo di coglierle in una rappresentazione. Un mare, un cielo, la terra? Non sappiamo. Sappiamo solo che esse sono in movimento, vibrano sui nostri occhi proprio come l’acqua riflessa dalla luce quando guardiamo il mare.

Questo è l’invito dell’artista: guardare le due opere con un movimento diagonale, una inclinazione visiva che detta un cammino. Si scende, ancora, nella parte sotto della cripta dove Bini ha realizzato due opere pittoriche, due installazioni come sostegni attraversabili, oltre i quali si intravede un dipinto che apre una finestra sul tema sul sogno.

Un viaggio quello dello spettatore che si tramuta in naufragio nel percorso in apparenza lineare proposto dall’artista, accompagnato, sin dall’inizio del suo processo, da un riferimento , quella dell’immagine del dipinto di Thèodore Gèricault, “La zattera della Medusa” del 1819. Il grande stimolo dato dal celebre dipinto è quello dell’infinito tentativo di cogliere e di capire cosa si cela dietro quel rapporto terra-mare, mediterraneo-Sicilia. Un rapporto stratificato che pone le proprie basi sull’idea di intreccio di culture, di razze, di architetture, di storie, di dominazioni, all’interno del quale il mare – il mediterraneo nella sua valenza fisica e simbolica – acquisisce un’importanza particolare.

Bini riscrive uno spazio espositivo, già intriso di stratificazioni culturali (cattoliche, normanne, saracene, ecc.) utilizzando il materiale simbolico di due colori e di tutte le loro sfumature.

Il rosso della vegetazione, degli alberi, delle foglie, della terra Siciliana, di Palermo; il rosso della simbologia orientale, ma anche il rosso del sangue che macchia il mar mediterraneo dai tempi dei tempi. Un rosso che si ribalta nel suo opposto concettuale, l’oro del misticismo, del mistero. Non è un caso che a inspirare il colore oro all’artista sia stato il Duomo Di Monreale, uno dei principali esempi di arte bizantina. E non è un caso, ancora, che a caratterizzare l’arte bizantina, e il Duomo, sia proprio l’oro, dove questo sta a indicare la porta di collegamento con la divinità, il mistero, la fede.

Il viaggio che noi come spettatori intraprendiamo una volta entrati nello spazio espositivo è, in realtà, un naufragio. Il naufragio della ragione, il naufragio dei sensi, il naufragio di categorie applicate troppo facilmente a culture che non conosciamo. Immergersi in questo naufragio vorrebbe dire ritrovare quel rapporto con la conoscenza che troppo spesso perdiamo e che l’arte, forse, ancora può farci toccare.

Paolo Bini (Battipaglia, SA, 1984) si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Napoli in Scenografia, studiando con Salvatore Michelino e Massimo Bignardi. Nel 2007 è stato assistente dello scenografo Gerardo Viggiano al Cinespettacolo del Grancia di Brindisi Montagna.

FORMAZIONE

2002 – 2007
Diploma Scenografia, Accademia di Belle Arti, Napoli, Italia

RESIDENZE

2010 – Museo San Francisco de Asys, Havana, Cuba, a cura del Centro Di Sarro;
2010 – GRAD Kultural Center, Belgrado, Serbia, a cura di Componibile62;
2013 – ARP, SMAC gallery, Cape Town, Sudafrica a cura del Centro Di Sarro;

 

OPERE IN COLLEZIONI PUBBLICHE

Fondazione Donna Regina Museo MADRE, Napoli, Italia
Collezione del Premio Cairo, Milano, Italia
Collezione del Centro Luigi Di Sarro, Roma, Italia
Leeu Collection, Franshhoek, Sudafrica
Public Works Collection, Cape Town, Sudafrica

Varie collezioni private internazionali

MOSTRE PERSONALI

2018

Mediterraneo rosso e oro, a cura di Valentino Catricalà, Cappella dell’Incoronata, Museo Riso, Palermo, Italia
La pittura, giorno dopo giorno, a cura di Luca Beatrice, Galleria Alberto Peola, Torino, Italia
Colourscape, CIRCA Gallery, Johannesburg, Sudafrica

2016

Left Behind, a cura di Luca Beatrice, Reggia di Caserta, Caserta, Italia
Al di là del Quadro / Beyond the painting, Everard Read Gallery, Cape Town, Sudafrica

2015
Behind the visible, a cura di Ivan Quaroni, Galleria ABC Arte, Milano, Italia
Astrazione modulare, a cura di Valerio Dehò, Fornace Falcone, Eboli (SA), Italia

2014
Contaminazioni [con Donald Baechler] a cura di Enzo Battarra, Galleria Nicola Pedana, Caserta, Italia
Panoramiche emozionali, con un testo di Claudia Gennari, CerrutiArte, Genova , Italia
Paintings on tape, Casa Turese arte contemporanea, Vitulano (BN), Italia
Altri viaggi, a cura di Maria Letizia Paiato, Casa Ludovico Ariosto, Ferrara, Italia

2013
Paolo Bini. Brink of the ocean, a cura di Alessandra Atti Di Sarro ed Emma Vandermerwe, SMAC Gallery, Cape Town, Sudafrica
Colour absence in suspense, con un testo di Martino Cappai, Plesso Mattioli, Siena, Italia
Kalodiki, CerrutiArte, Genova , Italia

2011
Un proyecto especìfìco [con Catherine Biocca] a cura di Alessandra Atti Di Sarro, Centro Documentazione Ricerca Artistica Contemporanea Luigi Di Sarro, Roma, Italia

2010
Un proyecto especìfìco [con Catherine Biocca] a cura di Alessandra Atti Di Sarro, Museo San Francisco de Asìs, La Habana, Cuba
Colour absence, in suspense, a cura di Massimo Bignardi, Museo Palazzo Bianco, Genova, Italia

2009
Paolo Bini. Opere recenti,a cura di Massimo Bignardi, Galleria Il Catalogo, Salerno, Italia

Paolo Bini, a cura di Massimo Bignardi, Centro Documentazione Ricerca Artistica Contemporanea Luigi Di Sarro, Roma, Italia

2008
Casellari della memoria, a cura di Claudia Gennari, Palazzo San Galgano, Siena, Italia

 

MOSTRE COLLETTIVE

2018

Incontri, Ex Chiesa dell’Annunziata, Teano, Caserta, Italia
Per_formare una collezione: Per un archivio dell’arte in Campania, a cura di Andrea Viliani e Silvia Salvati, Fondazione Donna Regina – Museo MADRE, Napoli, Italia

2017
Souther abstraction, Everard Read Gallery, Londra, Inghilterra

Spectrum, CIRCA Gallery, Johannesburg, Sudafrica

Geometrie e colori, a cura di Massimo Bignardi, Pinacoteca Provinciale, Salerno, Italia
Hardline, CIRCA Gallery, Cape Town, Sudafrica

2016
Premio Cairo, XVII Edizione, a cura di Michele Bonuomo, Palazzo Reale, Milano, Italia

Beyond, a cura di Valerio Dehò, Art Forum, Bologna, Italia
Principio d’indeterminazione, a cura di Ivan Quaroni, ABC Arte, Genova, Italia
Abstraction ?Bini, Dalbis, Olivier, Tirelli, Galerie Placido, Parigi, Francia

2015
Cromatici, a cura di Pasquale Ruocco, CerrutiArte, Genova, Italia
Empire, Everard Read Gallery, Cape Town, Sudafrica
Prima Pagina Art Prize, a cura di Valerio Dehò, gallery hall Arte Fiera, Bologna, Italy

2014
Show_Yourself@Madre, a cura di Andrea Viliani, Fondazione Donna Regina – Museo MADRE, Napoli
Summer Season, Everard Read Gallery, Cape Town, Sudafrica
Premio Celeste, a cura di Lorenzo Benedetti, Assab-one, Milano, Italia
Approdi e naufragi, a cura di Marco Alfano, Palazzo Mezzacapo, Maiori (SA), Italia
Premio Griffin, a cura di Ivan Quaroni, Fabbrica del Vapore, Milano, Italia

2013
Opere dalla Collezione Permanente, a cura di Pasquale Ruocco, Museo FRAC, Baronissi (SA), Italia
Verticalità, a cura di Walter Vallini, Museo-CAMeC, La Spezia, Italia

2012
Verticalità, a cura di Walter Vallini, Sala Dogana, Genova, Italia
Green Dreams, a cura di Massimo Bignardi, Tempio di Pomona, Salerno, Italia
InterRail, a cura di Marcella Ferro e Pasquale Ruocco, Art’s Events, Torrecuso (BN), Italia

2011
Collezione Permanente del MUSEO FRAC, a cura di Massimo Bignardi, Museo FRAC, Baronissi (SA), Italia
Nuove Rotte della Pittura, a cura di Pasquale Ruocco, Museo degli Arsenali, Amalfi (SA), Italia
Spazi dell’anima, a cura di Massimo Bignardi, Chiesa dell’Annunziata, Marcianise (CE), Italia

2010
Naples@Beograd, a cura di Componibile62, GRAD – Kultural Center, Belgrado, Serbia
Premio Mario Razzano, IV Edizione, Museo – ARCOS, Benevento, Italia
XIII Settimana della Cultura Italiana, a cura di Alessandra Atti Di Sarro, Museo Convento de San Francisco     de Asìs, La Habana, Cuba
VI Festival delle Lettere, Buste dipinte, a cura di Luisa Castellini, Teatro Dal Verme, Milano, Italia

2009
Sguardi irrequieti, a cura di Marcella Ferro e Pasquale Ruocco, Castello dell’Abate, Castellabate (SA), Italia
La défènse: priorità dello spazio e necessità del tempo, a cura di Pasquale Ruocco, Fës, Minori (SA), Italia
Persistenze sul confine dell’immagine, a cura di Massimo Bignardi, Museo MAT, San Severo (FG), Italia

2008
Africa action, artisti per l’Africa, a cura di Pasquale Ruocco, Chiesa S.Maria a Gradillo, Ravello (SA), Italia
Espressiva, from expressionism, a cura di Massimo Bignardi, Galleria PositanoNewArt, Positano (SA), Italia

2007
Echi temporanei, a cura di Marcella Ferro, FRAC – Baronissi (SA), Italia
VIII Premio Biennale d’Arte Contemporanea, a cura di Roberto Zambelli, Torre Strozzi, Perugia, Italia

2005
Contraddizioni della pittura, XVI Premio d’Arte Camposauro, a cura di Massimo Bignardi, Ex carcere, Vitulano (BN), Italia


IVANO TROISI

IVANO TROISI

INAUGURAZIONE
7 APRILE 2018 ore 18:30
DAL 7 APRILE
AL 20 MAGGIO 2018 —
con testi di Luca Beatrice e Alessandra Troncone


MATTEO MONTANI. UNFOLDING

MATTEO MONTANI. UNFOLDING

INAUGURAZIONE
19 NOVEMBRE 2017 ore 17:30
FINO AL 30 GENNAIO 2018 —

Matteo Montani è un artista noto ai più per la sua produzione pittorica su carta abrasiva, che lo vede protagonista da circa un decennio sulla scena artistica nazionale con i suoi quadri di paesaggi mentali e rarefatti sempre in bilico, sospesi tra un contesto di meditativa intimità e di apparizioni che si articolano in una dimensione rivelatoria. Per questo nuovo progetto alla Galleria Nicola Pedana l’artista propone un linguaggio rinnovato sia per tecnica che per contenuti iconografici.

La mostra, a cura di Alessandra Troncone, prevede la realizzazione di un wall drawing su uno dei muri della galleria utilizzando la tecnica della “pittura a scomparsa” (vanishing painting) per dar vita a figure che appaiono e scompaiono alla vista grazie a una particolare tecnica messa a punto dall’artista che prevede l’abrasione diretta su tavola o parete di strati successivi di colore, poi interamente nascosti dal bianco. Montani lascia dunque emergere le figure per poi ricoprirle di nuovo; il processo viene completato dalla presenza di un nebulizzatore d’acqua che, irrorando la superficie del muro, permette la loro “riemersione” e poi successiva “sparizione”, una volta asciugatasi la superficie. La realizzazione del wall drawing sarà accompagnata dall’esposizione di altre opere tutte facenti parte di questo ultimo ciclo nel quale l’artista per la prima volta si concentra sullo studio della figura umana, riflettendo sui temi della visione, della memoria e della transitorietà.

Matteo Montani è nato a Roma nel 1972

Nel corso della sua carriera ha collaborato in maniera continuativa con la Galleria L’Attico di Fabio Sargentini (2005/2017), esponendo anche con altre gallerie quali Marilena Bonomo a Bari, Sergio Casoli a Milano, Valentina Bonomo a Roma, Otto Gallery a Bologna e Luca Tommasi Arte Contemporanea.

Nel 2001 è vincitore del XL Premio Suzzara. Nel 2008 partecipa alla Quadriennale di Roma e tiene la sua prima mostra museale al MAR di Ravenna. Del 2011 è la sua prima mostra personale all’estero al Museum Am Dom di Wuerzburg in Germania, città che ospita anche una sua grande opera all’interno del Duomo. Nel 2013 è vincitore del premio speciale Orenio Michetti. Espone a New York nel 2010 e nel 2016, presso la Elkon Gallery. Nel 2015, a seguito della mostra personale Andarseneal Museo Andersen di Roma, la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea acquisisce una sua opera sperimentale: una scultura che, sciogliendosi, diventa un’opera bidimensionale.

Sue opere si trovano in prestigiose collezioni quali la Collezione Artefiera di Bologna, la collezione Unicredit e la collezione Vaf, oltre che in importanti collezioni private in Europa e negli Stati Uniti.


VITTORIO MESSINA. IN UN CERTO SENSO INFINITO

VITTORIO MESSINA. IN UN CERTO SENSO INFINITO

INAUGURAZIONE
25 MARZO 2017 ore 19:00
DAL 25 MARZO
AL 22 MAGGIO 2017 —

In un certo senso infinito vuole essere un titolo di una mostra, ma anche una provocazione intellettuale, un modello visivo, una comunicazione estetica, un’affermazione che sollecita domande.

Cosa si nasconde nel certo di un senso infinito?

Certo come certezza o, al contrario, come modo in(de)finito e vago di esprimere un significato?

E senso allude all’aspetto sensibile dell’esperienza, quello appunto dei sensi, o al significato, alla direzione? Come se esistesse un senso dell’infinito, una direzione infinita?

Tutto dipenderà appunto da come interpreteremo l’infinito compreso nel titolo. Concetto di per sé impensabile nella sua interezza, proprio perché senza fine e quindi senza limiti per esseri finiti e limitati come noi, l’infinito lo possiamo solo dire o scrivere, simboleggiare (∞), avviare in sequenze numeriche (1…3…5…7…11…13…), ma mai fisicamente contenere.

Vittorio Messina è un artista a cui piace sfidare inafferrabili e sottili inquietudini, praticando installazioni che vogliono spingersi oltre la loro pur oggettiva materialità costruttiva. Le sue opere sono tentativi di uscire dalla gabbia del pensiero razionale, dalle ovvietà dei dati sensibili, dai dogmatismi del trascendente, anzi ambiscono in un certo senso a fondere razionalità-sensibilità-metafisica nell’opera d’arte.

Oltre la metafora, oltre l’analogia, forse l’opera di Vittorio Messina è da sempre in cerca di un’estetica basata proprio sull’in un certo senso, essenza stessa dell’Arte, che è a sua volta un concetto inafferrabile, non delimitabile, illimitato.

Ovvero, in un certo senso, infinito.

Testo di Marco Tonello