Marco Tirelli
Marco Tirelli
Opening 9 novembre ore 18.00
Dal 10 novembre al 12 dicembre 2024
Con un testo di Chiara Pirozzi
Galleria Nicola Pedana, Caserta, Italia
Per gli spazi della Galleria Nicola Pedana, Marco Tirelli presenta un ciclo di lavori in cui emergono una serie di elementi peculiari della sua ricerca come la relazione fra immagine e spazio. Costantemente interessato alla dimensione architettonica, Tirelli definisce la terza dimensione attraverso la presenza costante dell’oggetto che, sospeso nel tempo e nel luogo indefiniti, genera un’immagine-soglia da oltrepassare con lo sguardo al fine di misurarsi con differenti concezioni e scenari. Lo spazio architettonico è definito nei lavori anche attraverso il principio della luce che, non solo rivelatrice, diviene presenza materiale essa stessa, corpo nell’ambiente, fendente da attraversare. Nel gioco della figurazione e dello sfumato, l’artista propone modelli appartenenti alla geometria piana e solida, elementi essenziali che trattengono in sé infinite forme possibili. Le opere si definiscono come “affacci” in cui il dentro ammette il fuori e l’immaginario si potenzia grazie all’osservazione, ben oltre la rappresentazione e l’apparenza. La mostra offre un percorso visionario nella poetica di Marco Tirelli capace di sintetizzare nella riconoscibilità dell’immagine familiare e dello spazio del quotidiano l’universalità del segno proposto. Un ulteriore elemento fondante della ricerca dell’artista è l’idea di movimento che attraversa sia le singole opere sia il modo con cui concepisce i percorsi espositivi. Il movimento in Tirelli non descrive solo un’attività fisica, del corpo o dell’oggetto rappresentato, ma anche un’attitudine della mente che stratifica memorie ed esperienze, trasformandole in energia propulsiva per interpretare il presente. Se la figura umana sparisce nelle sue opere, questo non sta a significare un allontanamento dal fenomenico della realtà bensì quest’ultima corrisponde al campo in cui agisce l’artista e l’individuo. Tirelli prende dal vissuto che attraversiamo e da cui ci facciamo attraversare; momenti, relazioni, percepiti e stati d’animo che si sedimentano come detriti nella nostra mente e sono in grado di generare forme d’archivio visivo a cui attingere. I lavori di Marco Tirelli sono bel lontani dal principio della contemplazione, che relegherebbe la loro essenza in un principio di passività, ma si fondano sull’idea di strumento pratico, sono osservatori sull’odierno che si offrono come modelli interpretativi della realtà. Conoscere il mondo, secondo Tirelli, significa stare al mondo, vivere nella dualità costante di influenzare gli accadimenti e di lasciarsi forgiare da essi; in questa logica risiede il ruolo dell’artista che sublima il vissuto, traducendo il particolare in generale. Nonostante l’autore utilizzi immagini transtoriche e transculturali, capaci per questo di intercettare pluralità e particolarismi, in esse ritroviamo un denominatore che le accomuna, ovvero la presenza strutturale della luce come elemento generante forme e contenuti. La luce nelle opere di Tirelli è materia plastica che fa emergere l’oggetto, lo vivifica nello spazio e lo fa vibrare senza sosta, essa oscilla fra ciò che intercorre fra il bianco e il nero, fra il pieno e il vuoto, definisce i piani di cui è composta l’immagine e si offre come una possibile visione delle cose. Se la luce appartiene all’epifania del soggetto, ciò che ne deriva è l’ombra che per l’artista è una conferma di realtà, ovvero una proiezione di essa come immagine-simulacro che, nel suo permanere, definisce la sua sostanza di immaginearchetipo.Nell’estremo rigore derivante dalla sintesi, l’autore ci offre un alfabeto che, nel suo dispiegarsi attraverso il viaggio espositivo, diviene vero e proprio linguaggio la cui trasmissione resta nota a tutti. Se esiste una forma di mistero nelle opere di Marco Tirelli, questo non è da ricercarsi nell’inafferrabilità del senso bensì nel loro offrirsi come chiavi di lettura del quotidiano che aprono alla complessità piuttosto che alla semplificazione dell’interpretazione. Le forme geometriche proposte nei lavori in mostra definiscono in un pentagramma visivo lo spazio della galleria, giungendo alla descrizione di un ambiente unico originato da molteplici punti di vista. In questa ritmicità, lo sguardo dell’artista si moltiplica attraverso le intuizioni retiniche dell’osservatore, generando percezioni sensibili che, dalla superfice, riescono a incidere nel profondo. Le opere di Marco Tirelli rappresentano paesaggi mentali, sostanze oniriche e memorie sedimentate, protese verso l’accadimento e il contingente.